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AFORISMI SUL TEATRO

Tratti da P. Ferrari, Homo-Abstractus, O barra O edizioni, Milano, 2012.

1049. Teatro/Recitar cantando Semplicità della musica popolare per imitare i modelli naturali del discorso: le persone parlano a seconda dei diversi stati emotivi (recitar cantando). Abbandonando perciò le complesse strutture del contrappunto per riscoprire la funzione affettiva della musica. Nel nostro caso la funzione affettiva è ciò che permette un differente stadio della parola e del discorso, con la proposizione di differenti
stadi emotivi della parola disposta entro mutazioni rapide delle sue stesse composizioni. Ovvero mutazioni recitate o cantate, sussurrate o gridate.

1119. Com’è l’‘esser morti’? Le energie son sotto i piedi. Il corpo è sotto la pianta dei piedi, e totalmente privo d’energia propria giace come morto, sollevato da un’energia ad esso esterna già priva di vita.

1120. Teatro dell’Oggetto Mancato Soltanto nell’‘esser morti’, dunque, il teatro mostra d’avere un senso
adeguato. Soltanto se l’attore ha in sé l’‘essere morto’, entrando a far parte della nuova a-persona, immentata dalla memoria delle parole e dei gesti di quella, il teatro vive ed esiste, alimentato dal suo nascere altro.

1121. In ciò si tratta di Teatro e del suo Doppio. In ciò diviene significativa la sua messa in scena. In nessun altro caso ha senso il teatro. Non sarebbe alto che una replica che sa di teatro-teatrante.

1122. Teatro L’uscire da sé e l’esser altro/altro-essere-morto/dà luogo al moto del teatro. Il teatro diviene nel suo altro – esser morto. Il Progetto Evoluzione!
1123. L’attore è l’esser-morto. Nell’esser morto il teatro parla del suo doppio. Nell’esser-morta la vita – la vita/morte – si sgonfia del suo esser vita (concreta) e dà luogo all’azione drammatica (o comica).

1124. Nell’esser-altro come morto il teatro è portato a trapassare la morte/ vita. Teatro si fa assenza.
1125. Nell’essere (già) morto il teatro nasce e vive e muore.

1126. Muore l’attore in quanto attore, muore l’attore in quanto persona, muore quel personaggio. L’a-persona vive avendo perso di quella vita che aveva tralasciato del poter già essere-morire.

1127. Morte dell’attore. Muore la persona. Muore la maschera. Nasce l’essere morta la cosa che siamo/non siamo.

1128. Muore la cosa nell’attore. Muore il Teatro della Cosa. Muore l’attore della cosa. S’estingue ogni vita, ogni morte.

1129. Almet segna la doppia estinzione: con essa nasce il teatro.

1130. Loretta canta l’estinzione scientifica – in piccola parte mistica. Almet vive della vita che muore. Vive
l’essere già morta e forse, forse rinasce, conoscendosi già morta/e morta e nuova. Diversa da sé.

1131. È morta la vita. È morta la morte. Come facciamo: l’esser (già) morti? Viviamo, viviamo…

1132. Teatro è dunque l’‘esser (già) morti’. Come il doppio/doppio teatro che sa di poter morire
cessare/estinguersi nei due livelli come in Almet/la nascita del teatro.

1133. Teatro e il suo doppio. Il doppio è morire/esser (già) morto. L’intera comunità è già morta; in quanto tale sa di pensare/pensar nulla e cessare/pensare. Come Dio fece il mondo. E lo decostruì.

1134. La morte è morta. La vita è morta. Che rimane, dunque? Un’assoluta mancanza. E il corpo? Un’assoluta mancanza che vibra un poco e poi s’acquieta, il corpo solitario e umano. Già così poco aveva avutoardire…

È pubblicato il volume

Teatr’Absentia. Biografia di un teatro. Il Teatro dell’Oggetto Mancato di Paolo Ferrari

 di Susanna Verri ( ObarraO edizioni, Milano,2013)

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